505Sulla fulva pianura, e un turbinoso
Nugol di polve al candido orizzonte
Annunzïò la carovana. In cima
D’un’aerea terrazza erasi accolta
La famiglia di Giobbe; e, fatto schermo 510d’un ramo o del manto o della destra
Fra gli occhi e il Sol, verso quel punto ognuno
Tendea con curioso atto lo sguardo.
V’era il buon Patriarca e a lui daccanto
La placata consorte; custodite 515Nelle semplici stole eranvi anch’esse
Le sue vergini figlie: Isca la bella
Da’ languid’occhi, la vezzosa Dina
Desio d’ardenti giovinetti, e Lia
Dall’ingenuo sorriso: intemerati 520Garzuolini pareano, onde fra poco
Biondeggeranno al caldo aer le frutta.
Nereggiavano i lunghi occhi tra mezzo
A’ bianchissimi pepli, e qualche bruna
Ciocca furtiva, il rigido divieto 525Del pettine infrangendo, all’aria uscia.
Quasi orgogliosa dei riflessi azzurri
Che, altero amante, concedeale il sole.
Pispigliavan ristrette in fra di loro
Le guardinghe fanciulle; e se talora, 530Pavido accusator d’un detto audace,