375Fu la fortuna; tribolato è il suolo
Ove piantò la fuggitiva tenda:
Compatir cui più manca e più s’affanna
Dee chi di gioje e di ricolti abbonda.
Parla Dio nel tuo labbro, allora esclama 380Fattosi core il giovincel, cui troppo
Della madre era giunto acre il rabbuffo;
Se non soccorre al povero ramingo
Chi possiede e chi sta, come randage
Belve in cerca di preda, errar vedremo 385Sempre i meschini, a cui letizie ed agi,
Non diritto alla vita Iddio sconsente.
E di rimbalzo a lui con riso amaro
Scrollando il capo: buon marito, disse
L’acerba donna, assai lodar dobbiamo 390L’accorto senno che il figliuol ne mostra
Si di buon’ora: in verità a sublimi
Cose egli aspira, e a rendermi s’affretta
Del latte che gli porsi ampia mercede:
Ecco, ei prodiga il core al primo incontro 395A donna tal, che reggere la soga
Del tuo camello a mala pena è degna.
Aspra troppo tu sei, così all’acuta
Lingua d’Oleila il buon Giobbe rispose.
Nè meraviglia io n’ho: sono le madri 400Oelose ognor dei figli, e a mal in core