Che sei vergine e casta il cor mei dice:
Su via dunque rispondi. A te non pochi 225Greggi e campi dar posso; ampj a bastanza
Son quei del padre, a cui primiero io nacqui
Da libera consorte; inclito ei regna
Nella glebosa regíon d’Ausite,
E il Signore è con lui. Se il nome mio 230Non t’è grato ignorar, sappi ch’io sono
Zare di Giobbe, e te mia sposa agogno.
Ansava a questo dir la giovinetta,
Nè risponder potea: tale una piena
Di dolci sensi le vincea la voce; 235Sovra l’umido pozzo a poco a poco.
Quasi immemore, avea l’urna deposta;
Nei bianchi lini restringea la bella
Palpitante persona, e con la punta
Del picciol piè le ghiaje arse battendo. 240Stava muta in tra due. Ma, benchè incerta,
Lasciar senza risposta il detto onesto
E il supplicar ch’ei le facea con gli occhi
Non le sofferse lungamente il core;
E tremando gli disse: 245È inver cortese
La tua profferta, o forestiero, e in modi
Cosi modesti e in voce tal l’esprimi,
Ch’io d’innocenza non sarei più degna,