Tolta all’errante padiglion paterno,
E felici viveano. Appo una fonte
La vide un dì; giallo incombeva il sole 200Su l’ampia valle; era deserto il loco,
E la sete e l’amor gli arsero il petto.
Trepido il core ei le si fece appresso,
E d’un sorso la chiese. Ella sul breve
Sandalo stette; all’abbagliante arena 205I grandi occhi piegò, mentre la colma
Idria con fermo braccio e cor gentile
Al sitibondo peregrin porgea.
Ei chinatosi alquanto, al fresco umore
Dava le labbra, e gli occhi avidi a lei, 210Tal che senso di baci avean quell’acque;
Poi le disse così:
Certo non senza
Voler del Cielo oggi incontrarne è dato;
Dell’onda schietta, che il mio sen ristora 215Infiammato dal Sol, grazie ti rendo;
Ma tale un’altra fiamma in cor mi desti.
Che dal sole non nasce, anzi dall’alta
Bellezza tua; ne ad ammorzarla in parte
L’acqua d’Eufrate bastería, mi penso. 220Chi sei tu? Da cui nasci? Altro io non cerco
Di te che il nome e la tribù: che assai
Beltà possiedi me lo dicon gli occhi;