Qui gli enormi frantoi, gemine moli 120Di granito e di querce, onde fluisce
Quasi un lago di pigro olio, che pura
Ambra all’occhio ti par, miele alla lingua.
Addossati ad un colle in ben murate
Case, in capo a un sentier dritto ed erbose» 125Da quel lato e da questo eran costrutti,
E una tettoia proteggeali; accanto
Con le mura muscose èvvi una stalla,
Ove al tempo dell’opere han ristoro
L’asine tarde e i tolleranti buoi 130E con essi talvolta anco i pastori.
Che fra lo strame e il fermentato limo
Senton men acri le iperboree sizze.
Ma da questa lontan, proprio all’estremo
Lembo dei grassi pascoli, i presepi 135Custoditi stendeansi, in cui tremila
Dromedari bramian, ventosa razza
Che cento miglia in un dì sol divora,
Nè la sete paventa, ove di ricche
Merci gravata la gibbosa groppa. 140Alla sferza del sole inesorato
Le immense solitudini attraversi.
Pascevano oltre ad essi or erba or fieno
Mille bocche di buoi, quando in più lochi
Rumina van non men di cinquecento