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Parte prima, libro III |
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Ma ruggo indarno, ed alla morte innalzo,
Siccome a Dio, le braccia:
D’uno ad altro dolor ferito io balzo,
E asconde essa la faccia.
Perchè all’uom questo cielo e questa intensa
Luce negli occhi infermi,
Se i suoi pensieri in cupa notte immensa
Strisciano come vermi?
Perchè, s’esser dovea misero tanto,
M’han sogghignando ordita,
Come rete ad augel mentr’alza il canto,
La fraude della vita?
O perchè non perii dentro al materno
Grembo? Perchè la morte
Non mi fiaccò, prima che il gioco alterno
Della ferrigna sorte
Provassi? Ora tranquillo poserei
Del freddo sonno in braccio,
Come ululando sopra i giorni miei
Nella sventura io giaccio;