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nella capitale del Regno inalzare il sopracitato progetto nel centro di uno spazio edilizio di circa mezzo chilòmetro. Due ponti immetterèbbero al terzo piano terreno, il quale per conseguenza dovrà esser più alto del secondo, ed entrambi si renderanno affacciàbili per godere il fiume, le fontane, i pesci, le anitre e le gòndole e quant'altro si crederà di bello a norma del formato. Nel giorno poi della festa nazionale si potranno situare le bande musicali comodamente nei diversi ordini superiori, e quindi il tutto bandierato ed illuminato da un appòsito gazòmetro, i già fissati candelabri, i fanali[13], si leggerebbe nel corpo d'Italia, Manus Dòmini, e quella stella che ossèrvasi all'estremo dell'ìndice di Dio sarebbe di guida, non ai tre Re di Betlemme, ma a tutti i Re del Mondo e di tutti i secoli, non per visitare un meschino bambinello in quella grotta, ma per visitare le sue esterminate grandezze, sin dove giunsero, e sin dove giungeranno nella ragione dei secoli, a scorno dei vili ed a scorno dell'ambizione del Farisèo.

Ora, se realmente le cento città d'Italia sono vere italiane, sentono l'òbbligo di formare nella capitale del Regno il loro trionfo, e questo non può risultare da altri concetti esposti, perchè signoreggia l'idea materiale e precisamente presso d'un qualche Amerigo esploratore che da mè si sospetta! E questo mi farebbe grande onore! E questo trionfo adunque che le cento città italiane inalzerèbbero senza curarsi dei milioni, altro non sarebbe che lo specchio del sommo Fattore esposto per la riforma di tutti i pòpoli del mondo. Amen.