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quattro ingressi, nel primo de' quali si scorge Vittorio Emanuele, nel secondo Carlo Alberto, nel terzo Pio IX e nel quarto un naviglio con Re Umberto al timone, la Regina Margherita all'àncora ed il prìncipe ereditario all'àlbero, per dimostrare che la Reale Famiglia, imbarcàtasi su questo fiume, viene a visitare il monumento del compianto padre Vittorio Emanuele nel giorno della sua grande inaugurazione.

In giro al medèsimo òrdine, sono otto leggende dalle quali si legge chiaro il dèbole pensiero dell'autore. Scegliamone alcune.

Adamo e Noè — Aronne e Mosé Cristo e Cristòforo — Ferretti e Vittorio Formàron del Dio il naviglio E l'ultimo affondò l'àncora nel seno di suo figlio.

Di Vittorio Emanuele eterna è la memoria Per questo monumento si mostra la sua storia.

Dall'Alpi all'Appennino, incerto, duro il passo, Per dire all'Io supremo: ecco di due monti un sasso.

e così, appressapoco, le altre cinque.

Passando poi a commentare l'epìgrafe del suo lavoro Manus Dòmini, l'autore ci rivela che le dita di questa allegòrica mano sono così formate:

Pio IX il pòllice, Carlo Alberto l'indice, medio Vittorio Emanuele II, anulare Umberto e mìgnolo il principe reale Vittorino coronati tutti dalle somme virtù delle due regine Marìa Cristina e Margherita. In tali dita concezionali l'autore osserva di aver messo anche Pio IX, comechè contribuisse alla unificazione italiana, perchè solo colla fòrmula «nè elettori nè eletti» fu possìbile