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ma anche ad un pìccolo tram.

Se il n. 82 ha progettato un Gloriaedum, il 38, ossìa il sig. Francesco Vallònica, propone un Meganthropon. Consiste in una fortezza con su un tempio toscano. Nella fortezza gira un androne da ospedale coi busti di tutti gli uòmini celebri. L'artista non si accontenta di esporre il suo progetto (che è, come altri non pochi, roba vecchia riutilizzata per l'occasione) ma vi còlloca tutt'intorno una serie di quadri, nei quali, sotto il vetro, si lèggono i lusinghieri giudizi che di lui hanno dato parecchi riputati giornali italiani, quali il Diritto, il Bersagliere e la Gazzetta d'Italia. Vero servizio da amico che egli rende a que' crìtici!

Una fiera di uòmini cèlebri è pure l'idèa che ha provocato il bozzetto n. 168 (Dante, Vittorio Emanuele e l'Unità italiana). Quì si tratta di un tavolone, càrico, come quelli che rècano in capo pel mondo i figurinài di Lucca, di statuette di gesso, nane e sciancate, equidistanti tra loro. Rappresèntano tutte, salvo rade eccezioni, un personaggio medèsimo, non avendo l'artista potuto per ragione di tempo e di salute modellarle tutte. In questo archetipo — così si esprime l'autore — non vi si trova niente di tuttociò che chiàmasi decorazione e che è la vernice con che si abbellisce una composizione: la impressione che se ne ricava è quindi l'effetto di linee in cui l'occhio si riposa saporitamente, essendo quelle linee la natura stessa in tutta la sua nuditezza (sic). In ogni modo, il concorrente, affinchè non si dùbiti che egli abbia trasandato quegli abbellimenti per