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di cui sono assiepate moltissime relazioni annesse ai bozzetti e noi non c'inquieteremo davvero per il concorso imbandito al mondo del n. 214 (Optimus ille est qui minimis urguetur), pei leoni di marmo colchi del 253 (al Re ed alla patria), tanto più che il loro descrittore vorrebbe posto il monumento in piazza di Tèrmini affine di non dar disturbo; pel gioco d'aratro del n. 147 (Fr. Romaniello); per l'òrdine romano, scelto dal n. 222 (ars longa, vita brevis) come il più venusto ed eròe; nè ci formalizzeremo se gli autori del n. 40 (Pinaroli I. ed Enrico) hanno mutato tutti i q della lor relazione in altrettanti e. Quando però alla scorrettezza puramente grammaticale si allea o si sostituisce quella delle idèe, è un altro pajo di màniche, e l'ignorante lascia il posto al cretino o al mattòide. Ecco quindi il sig. Paolo Torchiana (bozz. n. 206) che, propòstosi di sistemare la piazza del Pòpolo (la quale, tra parentesi, non ha alcun bisogno di sistemazione, comechè perfetta), la ingombra di nuovi edifizi, che ròmpono la euritmìa dei preesistenti; ecco l'autore del nùmero 36 (Ezechiel CXLVII-v. 5) un inglese, il quale, dichiarato anzitutto che il monumento non deve avere uno scopo utilitario — chè sarebbe ignòbile idèa — non deve èssere cioè nè un ospedale nè una scuola ecc., conchiude proponendo la costruzione di un ponte, costruzione che, in una città traversata da un fiume, è tra tutte la più utilitaria. Così il n. 292 (Fons vitae), che ha preso a modello una rapa per disegnare uno scoglio e un tacchino per fingere un'àquila — ci avverte che lo scoglio sarà fatto di ghisa: ho scelto — nota egli — tale metallo onde caratterizzare l'època nostra; mentre il n. 46 (Concordia), progettato un mucchietto di rocce e fontane che renda imàgine de' sette colli, vi sovrappone il tempio della Concordia con il colosso della Dea