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240 giorni di festa

potendo le cause.... Ma qui mi arretrai arrossendo.

E non li incolpi pur anco? — mi chiesi — non li incolpi tu forse, nei grigi capelli che strappi, nelle carte da gioco che laceri, nelle innocentissime penne che spezzi?... O Alberto, aumentasti sì, in peso, fors’anche in dottrina, ma non in buon senso. Con quanti vuoi Sancarlini non te la pigli ancora, o irragionevole bimbo?...


IL NATALE.


Milano.

In que’ momenti di spirituale abbandono e di fisica immobilità che precedono o seguono il sonno, nei quali più non rammenti quanto sei lungo e largo, e sogni, conscio del sogno, oh come fluttuano, oh come s’aggirano in capo le larve di ciò che mai non verrà o non ritornerà più!... E a me sovviene della vigilia del dì di Natale, quando la folla rigurgitante per le contrade inverte il dubbio, che ci era nato il mattino, alla veduta di quel famoso Verziere, bondanza di nostran, stupor di forestee, se, cioè, a tanta roba fossero bocche bastanti. Il giorno sta per chiudere i suoi registri. All’incertezza della scelta successe la temerarietà, la febbre scalmana della compera. I soldi sembrali pesare nelle saccoccie; non si fa più prezzo; contrattasi fra i compratori, e le botteguccie a ruote degli oh-belli