Pagina:Opere (Dossi) II.djvu/26


IL REGNO DEI CIELI





I.


— Beati i ricchi, beati i forti, beati i sapienti! — così, tu, o volgo di Remo, volgo dannato a guardar sempre in su, dannato a far folla, sospiri, e passi, nudo a speranze.

Ma, o stolto, quali sono i tuoi Dii?... Vedi il ricchissimo! vedi colui che travolge sotto le ruote del quadrìgiogo cocchio i tuoi figli, sàngue privo di nome, e del quale tu invidii la voluttà delle mense, le libìdini arcane, lo stesso fasto che odii! Ecchè! lo credi tu forse padrone del denar suo? servo è. Tu di poco abbisogni, esso di molto. A lui i cibi ingegnosi, a te l’appetito; a lui i mollissimi letti, a te il sonno. Potrà ben egli fuggire le intemperie del cielo, non quelle dell’ànimo, non le iniquità di una moglie, per ozio, prava. Possederà molta nàusea di carne, non un conforto di amore; esèrciti di commensali, non un amico; a mille i fregi del mèrito, non la coscienza. E or vèdilo, esauriti i vecchi peccati, perfino impotente a imaginàrsene nuovi. Infatti, della ricchezza, nulla si gode salvochè lo spettàcolo, il quale è tuo, volgo. Rimane a Creso.... il fastidio.