Pagina:Opere (Dossi) II.djvu/16


interludio xi

l’hanno ora giudicato hanno certo letto attentamente, e riletto magari, le opere Dossiane comprese nel primo volume — ciò non accade per tutti i libri da parte di tutti i critici — tanto è evidente che essi l’hanno gustato ed esaminato dal vero. Ma e le altre? quelle che attendevano questo secondo volume e che attendono i successivi? Mostrar d’ignorarle non si poteva; e, d’altronde, come leggerle tutt’insieme? ed anche volendolo — dato pure che il frettoloso lavoro quotidiano il consentisse — ove trovarle? Nelle pubbliche biblioteche? Neppure al più volente e coscienzioso poteva imporsi la fatica d’andarvele a cercare, dato pur che vi sieno ancora. S’è dunque scritto di un Dossi che si aveva dinanzi agli occhi, ed ormai entro lo spirito, e di un Dossi di cui non si aveva che una idea vaga, incompleta e indeterminata: quindi s’è scritto della sua vita e della sua creazione posteriori alla adolescenza ed alla primissima giovinezza in modo di cui mi sarebbe facile rilevare le inesattezze, unico testimonio agente come sono ormai dell’una, e famigliare dell’altra. Ma rinuncio tanto più volontieri a questo compito d’amico e di critico, in quanto, se da tali deficenze il Dossi non è uscito nella disamina dei suoi nuovi ammiratori che poco diminuito, egli non può non uscire notevolmente accresciuto da quella che attende, e che avrà indubbiamente, la serie degli altri volumi suoi.

A incominciare da questo, che nelle sue quattro parti costituisce, come l’ha definito il suo autore — sistematico, perchè appunto fuor d’ogni sistema già consacrato — il romanzo della bontà.

Poichè questo pessimista, che te l’eva tanto il male fisico quando in lui era immaginario, per affrontarlo poi impavido quando pur troppo venne sul