stava il pranzo, facendogli, lui solo, mangiare
tre quarti delle sue unghie e per il volere sempre rimettere la palla di posta e per il tuono
bravatorio e per la strana mulàggine, ma, diciamolo, Bobi — con questo — era d’un cuore
stragrande. Lasciando stare ch’egli tirava «iù,
a una gran parte di noi, i conti, che ci rendeva
mostosi, ci fagianava i coni poni mcnt ucci ; io. un
giorno, lo scòrsi strappare dai limitare di una
porla, con raj>bia, una corda a nodo scorsojo.
insidia al maestro di terza, e, còlto da questi
e interrogalo in propòsito. Io udii rispóndere
che chi l’avèa lesa era.... lui.
('osi, suppergiù, Bello de-Ciflis — un pacchia-
rotto rossiccio, dal naso arricciato come quel
del morlajo e dall’andatura da pellicano ; il solo,
che portasse orologio e catena d’oro e, all indice, un grosso anello d’argento ; Betlo clic dalla
sveglia al coprifuoco, sballava prodezze di caccia (su bricche e camosci, in selve cupe a cinghiali e misteriosi incontri con ladri.... Ebbene — tuttoché a lui si formassero facilissiina-
menle nelle polpute guancie le fosserelle per
ogni scherzo accoccato a Cvhioidi, tuttoché ci
vi mettesse anche lo zampino non rado come
allorquando si ritrattò sulla lavagna il piacer plor con coda, corni, e tridente) pure, dite,
poteva egli èsser chiamalo cattivo un fanciullo che lagrimava leggendo II pòvero Pili di
Baiberti ; che ruppe il graticcio ad una gabbiata di passerotti promessi sposi con una po*
lenta ; che infine, un giorno, giustamente appresso il Natale, sorpresi regalando una bracciata de* suoi nuovi balocchi al figliuoliuo dell'ortolano che singhiozzava in vederli ?
Nulla del tutto — nè più del bajardino Bobi
Carlelti nè men di Giapino Girelli suo amico.
E questi — del tempo e della stampa mia —