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Panche di scuola 51

O disgraziato diàvolo ! Fà veramente pena, indispettisce il pensare che un uomo come (ihiuldi, sì onesto, sì ingenuo, amante del suo dovere e dei bimbi, riuscisse a cambiarsi nella grand’oca di carta di una scolaresca. Pur, che n • volete ! stretto da una timidità che avèa del lepre, soprannaturale (già, perchè, rasentando i quaranta, arrossiva ancora come una fanciulla di quìndici) con una fibra sì frolla da giravoltare a guisa di una tafferia per un solo bicchiere di Asti — egli era sempre pronto a presentare il collo a chiunque mostrasse desiderio di sovrapporvi un giogo. Ghioldi era uscito da quella forma in cui si stampano ciucili èsseri a contorni nebbiosi, nè originali nè copie, in conto di seuza-idèe, non che veramente non ne possèdano qualcheduna, ma inquanlochè, non avendo bastante coraggio di buttarle insieme a quelle degli altri nel gran caldajo del pubblico, finiscono per sempre acconsentire come giapponesi ni di porcellana. K tò — succedeva di castigare un ragazzo ? o n un monello, il. quale gli avesse nascosto de* pezzi di legno nel letto, ovvero piazzatagli la tabacchiera di pepe ? — egli, al momento dell'esecuzione, imbietoliva, rammollava.... alle corte, si lasciava andare a carezzare il vispo malizioso visi no. Imagi nate il ti cchetto ! Non dico, no, clic si riméttano le cordicine alle fruste, vai più, imboccala a tempo, una caramella che cento tirate di orecchi. Pure.... pure abbisogna modo anche nel distribuire le chicche — per iscansare le indigestioni. Se Ghioldi, poi, pareva curarsi poco della sua dignità personale, pensate i fanciulli ! essi acquistarono doppia briglia di quella che loro egli avèa concessa, gli guadagnarono la mano e.... Da qui staccossi una filatera di