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Lisa 25

sciupate, la pupilla nebbiata. Ella ribrezza, stende la mano su lui. Con uno sbàttiti che le traspare nel viso, se ravvicina, se lo preme alla guancia....

E stette in ascolto: nulla. (ìli occhi le si fecero rossi, arricciò le labbra, diede in uno scoppio di pianto. Uno scoppio si forte, così straziante che io mi stupisco ancora di non avere veduto il canarino drizzarsele in su la palma, vispo, ricominciando il suo gorgheggio, uno scoppio che, quando il cielo e Tannila mia son bruni bruni, riodo. Mi volgo allora a cercarla

inutilmente!

Ed altri ed altri dì scomparirono. Infine....

11 giorno era stalo caldissimo; uno di que* giorni di estate in cui non svetta un fil d’erba, in cui ti senti addosso, ovunque t’appiatti, un fastidio, un disagio, una nausea, e pare, che tè (stesso e lutto che ti circonda raggiunga il oo o peso morto de* corpi inzuppati. K l’aspettazione di un temporale, grande, che sembra imminente ma che non viene mai: nelTaria, un rombo, un bombitare come di api intorno al melario.

Senonchò le stelle èrano apparse: con esse il fresco.

Xoi ci trovavamo in sala. Mio babbo ad un tàvolo, sotto il giallo lume della lucerna sudava, come di sòlito, la sua camicia, pigliandosela coll’àbaco, tra una moltìplica che non batteva mai giusto e un ealamajo stopposo; il marchese, in piedi, accostalo allo stìpite della porla che riusciva sopra la scalèa, fisava, collo zìgaro in bocca, d’1111 fare astratto, i cieli; noi intanto, Lisa ed io, aggruppati sulla medésima sedia presso il clavicèmbalo cui sedeva mia mamma, ascoltavamo con angoscia quelli accenti tristissimi, quel nodo alla gola, quello