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Lisa 21

salvatrice di un’innocente bestiuola. È vero che poco dopo, mio padre, accomodando a pranzo sul piatto pezzi tagliati di carne con becco, avvertito da una tosse ostinata del servitore: ve’ la caccia di Guido — esclamò; è vero, ma Lisa, questo, non lo seppe mai.... mai....

Allorché ci penso, che bei tempi òran quelli!

Quante volte io mi sento ancor presso alla mia pìccola compagna, su quella ringhiera che rispondeva sopra la via, gonfiando bolle di sapone, le quali, staccatesi dalla cannuccia (oh!

le granate di casa) tremolavano, cullàvansi nello spazio, poi, divenute colore cangiante, trasparentissime — a gran dispetto di quattro o cinque ragazzi che li attendevano, la bocca aperta, svanivano; e quante volte anche, mi trovo faccia 4a faccia colla mia cara bimba la sera, a costrurre sul tavolino, rattenendo il fiato, torri di tarocchi e ridendo di gusto quando, per un bulTo del mio cattivo babbiiio, le sprofondinoli di colpo.

E voi, minuti d’oro, ho forse mai obliati?

minuti in cui — con de’ cappelloni di paglia — accoccolati sotto una vite, tra le frasche, i tortuosi ceppi, i pàmpani, noi sgranavamo il rosario dei gràppoli? Ah no — voi lo sapete — sempre io mi ricorderò di voi, sempre, come della intensa gioja che in noi crepitava veggemlo disserrarsi il chiusino del forno e uscirne, sopra la pala càrica di scroscianti fragranti pagnotte, i panettucci* grossi non più di noci, per noi; come del sapore di quelle gentili colazioncine di pane giallo nuotante in iscodelle di freschissimo latte — straripetute, insieme a Nencia, nelle capanne, fra una covata di bimbi ed una di pulcini, intanto che i bachi, brucando su pe’ cannicci la foglia, sembravano, con il fruscio, contare già i venti-lire del loro pa-