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18 | l’altrieri |
che Lisa, nel labbreggiar billi billi.... usava di fare ogni mattina all’uscio del gallinajo; potevo sentirmi tutto in giro, polli, chioccie, anitrocclii, galli dal rosso bargiglione e dalla cresta superba, gracidando, pigolando, senza che mi saltasse l’abituale ticchio di scompigliarli, e Già dal canto suo, la timida Già, si trastullava anche lei a battagliare sull’aja gettandomi bracciate e bracciate di fieno, o, gentilmente, con un cappello alla marinaresca e un bottaccio di limonca, a far da cantiniera al mio esèrcito. Sul quale esèrcito.... due cenni.
Guerra io l’avèa sempre nudrila contro ai polli che osavano passar l’imprunato del nostro giardino: le ostilità, sospese per la venuta di Lisa, dal moltiplicarsi delle scorrerìe nemiche, si èrano, necessariamente, riaperte.
E fu, da parte mia, con un esèrcito di contadinelli; — intorno a dieci. Li aveste veduti!
Schierati innanzi a mè con i pie’ nudi staccanti nel verde cupo dell’erba, silenziosissimi jo capitanava a bacchetta) portavano sulle bionde testine, un po’ in traverso, bianche calze da donna e, nelle mani, alla cìntola, armi di ogni fatta.... mànichi di scopa, sciàbole di acanto, ferri da tende, pistole di sambuco.... Martorelli graziosi! La scoletta intanto aspettava.
Ma, anche con tali ajuli, la guerra non riusciva a risultati soddisfacenti; anzi, fuorché da un mìlite che si allettava la punta di un dito nel tagliare una mela — salsa di pomidoro non signori nemici, troppe porte foravano le siepi, ed io, rattacconate venti volte le scarpe, non avèa raccolto, al post litio, sui campi dell’onore che una penna di gallo — la penna fieramente piantata nel mio berretto.
Finalmente, un «nomo, coni’io e Lisa, coccolo¬