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Lisa 17

ciarne alcuni, ricuòcerne altri — poi — insieme alla bàmbola (quella graziosa donnina di legno, sopr’annunziata da Lisa e che mio babbo già mi citava come un model di saviezza) incominciare un pranzettino con istoviglie e cristalli da Lilliputiani. Appresso il (piale, persuadevo hi (iìa a rassettarsi entro la nostra carrozza, carrcttàiulola con trabalzi su e giù per i fiori e gli ortaggi e ribaltandola di tempo in tempo, o pure — e questo le quadrava di più — offertole il braccio, ci incamminavamo come due vecchiotti, piede innanzi piede, schizzando nell’ aria mille ed uno progetti.... da murarsi allorquando, sul dosso gli anni e i soldi nelle tasche, ci si sarebbero ammonticchiati — progetti capaci, se messi in òpera, di mutare la faccia del mondo. SE! tuttavìa; perocché, giudicatene: ora, trattàvasi di succhiellare un pozzo della tirata di un milione di leghe; ora, di procurarci la famosa pólvere di Pimpirlimpina che fa nàscer le ova dai sacelli e sparir le pallòttole.

Ed era allora altresì, che, tra lo sciorinamento (l’un piano e la narrazione di un sogno noi sognavamo sempre: in generale io, la notte, m’acciapinavo a zeppar bauli inempìbili e a intrabbicolar sulle sedie; (ììa parpaglionava attorno alle rose e sorrade va, volando, le scale) che tra un sogno, dico, e un piano — ci scambiavamo i più carini presenti.... Orecchini di ciliegie, collane di azzcruóle, cestelli di bòzzoli e di ossi di frutta.... tutti accomodali nella bambagia, in astucci da fiammiferi o penne, incartati di bianco e stretti da rossi nastri ni di seta.

Rasentandosi poi continuamente, i nostri carà tteri — come due palline di mercurio — Unirono a conglobarsi. Sfumali sei mesi, io poteva già assistere alla distribuzione di bricie di pane Dossi. 2