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16 | l’altrieri |
(Già sbarrò gli occhi profondo.... una schioppettata e mezza; nascosto, dicèa il cocchiere, or fa millanlanni dal He Salomone — il (filale noi spartiremo — poi, accennando a varie assi scheggiate, le sussurrai a M’orecchio, che. se io avessi potuto trovare certi lunghi chiodi, che m’intendevo, ero sicuro di costruirne una disellimi sul gusto di quella delle chiòcciole....
colla differenza peraltro che volerebbe la volerebbe
- e, noi — aggiunsi — ruberemo la luna.; Ciò mise la fanciullina di buon umore. Ed ella, che avèa centellalo, assaporalo le mie parole, che come carta sugante se 11 era imbevuta — finito ch’io ebbi — vinta una leggiera riluttanza, cominciò dal canto suo, con una voce sottile, accarezzante, a digabbiare colombini pensieri, a confidarmi i suoi segre lucci. Mi contò su, fra gli altri, ch’ella era la fortunata mammina di una poppatola, alta si e sì — imbaulala per anco — la quale possedeva de’ veri e ricci capelli, occhi di smalto, che si movevano; vesti, più che più.... un ombrellino.... pèttini, scarpette....
Dio! che frégola io sentii di toccarla: — (ila, lo permetterài? — Essa me lo promise Mia sbrigala, c innamorammo l’uno dell’altro, ci prendemmo tanto, che, quando Nencia venne per appollajarci, noi.
in quella, barattavamo le impronusse.
Una settimana dopo — due ànime in un nòcciolo.
Dove mi si trovava, certo, voi vedevate anche la bimba, salvo se l’aspettassi e, lei non giungendo, io non poteva requiare. E, a goccia a goccia, ci subentrò il costume — al gémere della caffettiera — di scéndere nel giardino e là, sul prateilo di fronte alla casa, produrre ciascuno fuori, una quantità di scamùzzoli di vivande, raccolti e messi da parte a tàvola, trin-