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10 | l’altrieri |
fuori, ai lunghi sospiri del vento, frèmono, piègansi le pelate cime degli àlberi e batte i vetri la pioggia — qui vampeggia il più allegro fuoco del mondo, scoppietta, trèmolo illuminando lieti visi dai colori freschissimi; qui, un mucchio di crepitanti marroni, or or spadellali, forma il centro del circolo.... Amici mièi, novelliamo.
Lisa.
I vecchi Re Magi — questi buoni amici dei fanciullini — avèvano già, per la sesta volta, colla lor stella chiomata, i loro carri zeppi di scàtole misteriose, i loro elefanti, i loro muli a pennacchi e a sonagliere, la loro famiglia color cioccolata, dai grandi anelli alle orecchie, fatto tintinnire i vetri della mia finestra, quando mi apparve.... chi? — dirò poi. Io, proprio in quel giorno, al baturlare di un tamburello, aveva nettamente saltato quella famosa cordicina che, per detto del catechismo, divide la cecità dalla chiaroveggenza, l’avventatàggine dalla posatezza; io, al di là del confine, doveva, con la intirizzita gonnelluccia (scambiata contro un pajo di calzoncini) avere svestito ogni capriccio, ogni bambineria.... Cioè! adagio.... almeno voleva così mio padre. L’eccellente persona! Guardando con superbiuzza il suo ben stampato bambino, sclamava: — ve’, gli è un ometto, ora. — Ch’io per altro lo fossi, ne dubito; anzi, riflettèndoci un pochino, sono sicuro di no. Inquantochè, cari mièi, per èssere uomo non mi bastava, certo, balbettare più nè dindo nè bambo nè pappo se, moralmente portavo cèrcine ancora e camminavo in carruc-