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336 GOCCIE D’INCHIOSTRO La casetta di Gigio. — Mammina, conducimi in nanna — disse a mezza voce un toso nell’abbracciare mia cugina Claudia. — Sì presto? — domandò essa, guardando il pèndolo che segnava le otto. — E perchè mai, Gigio? — 11 mimmo sorrise malizioselto. — Ali ! non vuoi dirlo tu — fece la mamma — lo dirò io. — Gigio nascose il suo paffuto visino contro la spalla di lei. — Sai, Carlo — diss’ella, volgendosi a mè. — Qui, il mio bruttissimo bimbo, intorno a quest’ora ha la malinconìa del letto. Comincia a fregànnisi, come un gattuccio, alle gonne, mi tira i gheroni, insomma non sta più quielo fino a che io (egli mi dice il suo broughani) finche lo porli alla cuccia, lo svesti al pari di una poppatola — poi ve lo acconci. Bene, come Yè infoderato e ci ha avuti e baci e bacini, sa» che mi fà ? nasconde il capello sotto le coltri.... già, una cattiva abitudine.... — Ma ci si vèdono tante cose.... belle — mormorò il piccinino. — E vuole — seguì la mamma — che io gli smorzi sùbito il lume ; non solo ; ch'io me ne esca zitta, sulla punta dei piedi.... Di’, pensi ch’egli intenda dormire ? — Mammina ! — sospirò il maminoletto. — Figùrati, Carlo, chc prima di venirmi a chiamare, e’ s’apparecchia un magazzino di roba sotto ai guanciali ; vi disaccoccia, credo, tutto ciò che riesce a razzolarsi qui in casa.... le chicche, i rollami di zùcchero.... anche i chiodi. Nòn