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per parola di Vangelo. E così, molto mi tenni in corpo; e qualche cosuccia che scombiccherai, richiusi gelosamente con sette chiavi e sette suggelli. Ora, trentenne, non avrò certamente il coraggio di pubblicare Juvenilia che a diciotto o venti anni non sarebbe poi stato un aran peccato il pubblicare.

Ma i rimpianti sono vani — e lascio lì.

“Quando mi giunse VAltrieri fluivo di leggere La Desinenza in -4. Sei davvero, caro amico, un grande scrittore d un osservatore acutissimo. È questa una opera veramente forte e virile. Tutte le promesse contenute nell\4ftnm* vi sono tenute. Ma nel nero su biatuo giovanile la vita è mostrata come la vedevi: imparzialmente e senza parti pris; mentre in quei Ritratti umani sembri mettere studio a non vederne che il lato cattivo, perverso e moralmente brutto.

Lo scetticismo della Desinenza in A mi ha lasciato un non so che d’amaro; mentre VAltrieri, pieno di sentimento vero, temperato da malizia innocente, — colla Lisa e le banche di scuola, — mi lascia sempre una malinconia dolce e gradita.

La Desinenza in A non sarebbe forse l’opera di un periodo infelice della tua vita? — Fo cercare ora il Dal calarnajo d’un medico. Intanto leggo i Cento Anni di Gius. Rovani che, confesso con rossore di vergogna e di pentimento, non avevo letto sinora. E devo a te il piacere sommo di quella lettura.

Quando saremo riuniti, ti domanderò molte cose che tu certo saprai intorno a quel colosso, a chiedere le quali per iscritto sarebbe lungo e indiscreto. — Abbiamo avuto una serie di visite in villa che mi hanno distolto dallo scrivere. Da ciò il ritardo che ti pregQ perdonarmi. E tu aggiungi gentilezza a gentilezza inviandomi il saggio di nuova critica che hai dato alla Riforma. Non so come farò a ricambiarti tanta bontà a mio riguardo. Non posso per ora se non ringraziartene.

“Addio, mio ottimo amico, una stretta di mano affettuosissima dal tuo Edmondo