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310 GOCCI E D’iNCHIOSTHO cala pel (jran polverìo, più non sapeva a qual santo raccomandarsi. K tulti c due capivano clic in lale maniera non la si poteva durare. Ma, comprendendolo, essendone convintissimi, che volete ? per una strana inerzia di ànimo — quantunque bramassero di darsi presto un buon bacio e di voltare pàgina — non tentavano nulla e si rimettevano l’un l'altro pel cominciamcnto — il quale non veniva mai. III. Le cose si Irovàvano appunto in questi tèrmini — e così avrèbbero pollilo forse continuare fino al dì del giudizio — allorché un nuovo personaggio, sbucando dai maestosi abeli che si rizzavano dietro di Kmma. improvvisamente apparve. Kra egli un bambino di press’a poco cinque anni, pallido, bianco e rosso come una mela appiuola, dagli occhi di un celestino sbiadito, dai capelli ricci e colore di sloppa, con nudi i piedi, e lanlo làcero, che (pia e là dagli stracci del vestilo di lui sorrideva il roseo della sua pelle. Kra dunque uno di (pie’ monlana- rini do* quali v’ha un formicolaio in Isvìzzera e clic tra loro si rassomigliano come passerotti ; di quelli che, al formarsi di una diligenza, a mozza strada dinanzi un albergo nel mentre voi sorsalc la tazza alta di birra che la pienotta figlia dell’oste apporta sur un tondo di stagno, vi si avvicinano e lèva 110 verso di voi le loro manine stringendo in esso qualche punta di cristallo, qualche frammento di pirite — oppure — (piando la vostra carro za sale adagio il monte — abbandona no le ltro