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preludio xxiii

licenza, che hanno invaso tutte le forme dell’intelligenza e dell’attenzione italiana, c’è anche il momento. Per cui, avremo anche il pubblico.

E pubblico, mi auguro, non solo pei cinque volumi che, da questo primo alla Rovaniana, autore ed editore si prefìggono; ma per altri che dovrebbero seguirli, poiché questa scelta dal primo indicata al secondo è stata troppo rigorosa. Conoscevo io, già in parte, ed in parte ho intravisto in questi giorni aprendo gli Archivi Dossiani, nella gran pace di quel Dosso Pisani che sembra vegliare, inteilettual sentinella, sulla vasta e verde e soleggiata e ridente stesa del Lario, un Libro delle bizzarrie, che va da La lamentazione di un cadavere pietrificato a un Processo contro il colèra, da La gloria a La morte della morte, da un Viaggio col proposito di perdersi a un Tribunale di Dio, da I possessi di chi non ne ha a La morte del diavolo; conoscevo ed ho intravisto una Biblioteca della balia (canzoni popolari milanesi), A la Triulza (commedia milanese), Ritratti personali, Il viaggiatore moderno, Le vie di Milano, La ghiaia di Roma, Giorni di festa, Velleità archeologiche, una Misce’lanea, dei grotteschi, e, già tutta predisposta, una Goriniana, che alla Rovaniana potrebbe e dovrebbe fare riscontro nella conoscenza del pubblico, come nel l’animo di noi tre, che una dama politica dall’eloquio sottile, a vendicarsi della nostra guerra al marito ministro-presidente, soleva con lombardesco bisticcio qualificare, a Roma, i tri pee della Riforma.

A tale conoscenza provvederà in parte la raccolta Pei nuovi Cento anni di cronistoria milanese, che, mentre questo volume si stampa, si sta iniziando in quell’Archivio Storico Civico, a cui Luca