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vita di alberto pisani |
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— Troppo, troppo — sciamò impazientito Alberto.
— No, sai ; inquantochè, sul finire della mia
t«rata, la quale ebbe la gloria di ròmpere quella
della marchesa e d'imballàrcela via, la gentile
contessa desiderò di conóscerti....
— O amico ! — interruppe Alberto, balzando ;
e abbraccioilo. — (ili è un caso si strano ! miracoloso ! — ■ r volle uscir con Enrico, chiacchierò
tutta strada, e, allorché si lasciarono, lo riabbracciò e baciò.
— Guarda, bimbo — fe* Enrico — che per
doménica a sera ti apposto. Siamo intesi, n’è ?...
E non mi fare capricci ; se 110 !... se no, ti rapisco. —
Oh ! Alberto, per il momento, non avrébbe-
ne fatti ; senlìvasi troppo bene ; e, appena a
casa, volle riposti i bauli. La fantasia di lui,
prepotente, che in un bàttere d occhio 4IÌ costruiva immensi edifici, salvo a hi sci àrseli poi
sgretolare da mille dubbi ed arile, glien erigeva
ora uno, in foglie di rosa. Dal soddisfacimento
che a Claudia fosse piaciuto il suo libro, passò
all'inquieta speranza che a lei avesse anche a
piacerne l’autore, poi, tolto il forse, sen persuase
già amalo, adorato, e, di maglia in uncino,
riuscì a trovarsi impacciato della situazione. Altro è scriver romanzi ; altro, farne. Ed ei coni mciò a star male, a cambiare di stanza e di
sedia senza riposo, a uscire di casa per rientrare subito.
Infine, ecco il dì posto ; di lì a tre ore, la
visita. Enrico Fiorelli, alle otto, ha da venire
a pigliarlo, ed ella gli parlerà, sorriderà, gii
stringerà la mano due volte Oh potesse sa<-
tare a pie’ giunti quelle tre ore !
Ma qui si discopre una batterìa nascosti.
Gli è il suo vecchio nemico, il dubbio. Quale