248 |
vita di alberto pisani |
|
deità incautamente giurato? E l’omicidio, agghiacciante parola, non mèrita invece il raggio di gloria
il più puro, allorché rende im pòpolo a se, o attùta
il cannone ?
Mac....
Èccoci al mac. Era un errore di stampa,
ma uno che gli rovinava un perìodo.... che
dico! una pàgina. Ed egli non averlo veduto !
E chissà quanti ce n* era no ancora ! — sì, clic,
vólto quel foglio, spinse pauroso lo sguardo al
vicino.... Laus I)co! non ne trovò.
Ma trovò altra cosa.
Trovò di avere stampato una miseria di un
libro: se lui! (inqiiaiitochò, a ciascuno, il proprio specchio sorride) iniaginate un po’ gli altri, i quali non hanno certo interesse che un
libro sia bello, anzi, cui molte volte disgrada,
quand’ò. Eppure ! si ricordava d’averlo pensalo entusiasta, e rivedeva uno per uno i luoghi
del tale o tale baleno ; nò avea manco spar-
iniato i polpastrelli de* diti, ma ! ma la sua
penna, siccome a inesperto un cavallo, l’uvea
condotto in un dove, mentr’ei tendeva ad un
altro.
Or, che cosa dedurne ?
Che, a parer mio, facea di un brossolino un
bubone. Qualche pàgina fiacca, orsù ! non è
il Dio-fcce alle belle ?
Ma Alberto non la vedeva cosi ; e tornò a
lègger da capo. Ve’ ! un periodare contorto....
male assonante.... a stroppiatimi d idee ; qui
odore di costolette bruciate ; lì, di camino ; più
in là, un organetto sfiatalo ; poi una mosca
nojosa.... Ili conclusione, lanciò per aria il volume.
E si promise di farne un falò con tutta l’altra famiglia, pur non pensando che il suo li-