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Odio amoroso 241 bocca di lei, che si ritrasse atterrito, cacciò le mani ai capelli, fuggi — Caino d’amore. Ed ella si morse a sàngue le labbra; poi, tramortita, cadde. VII. Da quella sera, i due gióvani òbber paura l’uno dell’altro. Leopoldo cominciò a star lungi da casa le settimane, or cavalcando alta pazza, allorché lo pigliava una fumana furiosa, or lungo disteso su ’n prato, quando la spossatezza vincea l’esaltamento : Ines, gettàtasi per indisposta, più non usciva di càmera. Ma sìmil vita non poteva durare. Un dì, corse voce che il conte Angiolieri, in caffè avea dato in fuora contro al Folperti e gli avea minacciato uno schiaffo; e ciascuno si chiese «ep- perchò ? » Ma, ili quel dì stesso, Leopoldo camminò risoluto verso T appartamento della sorella e ne aperse La porta. Ines era a scrittojo; dinanzi a lei, carta bianca; e si posava d’un’aria stracca, abbattuta, su di una mano, tenendo con l’altra la penna. Cercava forse pensieri e ne trovava sol uno. Senonchò, al cricchiare dell’uscio si volse, vide il fratello, e il fiso. Parèano gli occhi di lei «due desìri di lagrimare». Il contegno di Leopoldo era freddo, severo. —- Sorella — cominciò egli, sottolineando tal nome — io sto per dir cosa che è capitale a te.... e a me. l>à retta. Ci ha.... un «quidam....» gióvane, bello.... ma ciò poco importa*., il quale ti chiede per moglie.... e questo è quello che conta. — Ines si alzò, e nettamente disse: io non mi marito. — Tu ti mariterai — ribatte Leopoldo con una voce decisa. — Io ti ho promessa di già. È affare finito. — Affare! — sospirò la fanciulla. r — E che altro sarebbe ? — dimandò Leopoldo. — lu, ti ma-ri-te-rai. — hossi. 16