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xx | preludio |
un veramente grande scrittore. Nè altri ve n’ha nella nostra letteratura che sieno più di questi materiati di vita: di vita propria e dell’altrui.
Veramente, nell’Altrieri è quella che dir si potrebbe la Vita Nuova del nostro tempo; nè mai giovinetto scrisse di sè e dell’età propria con animo così infantile e così adolescente; nè vi è coti fissione che più dell’Alberto Pisani abbia confessato il suo autore coll’animo istesso che questi aveva giorno per giorno sentendo e vivendo. Artificioso sempre verso di sè, nessuno fu mai più del Dossi sincero e vero col lettore, col pubblico. Autobiografici nella psicologia dei personaggi assai più che nelle loro azioni, sono spesso questi libri un auto-atto d’accusa, ma atto così onesto nella rivelazione del suo egoismo, dei suoi convenzionalismi, delle sue paure, dei suoi dolori imaginarii, del suo pianto forzato, delle sue transazioni, dei suoi avvilimenti, della sua insensibilità di fì onte alle sventure vere, che la maggior patente di nobiltà spirituale esce da tutto questo insieme co=.ì contradditorio.
Nobiltà complessa ed alta. Come mai questo giovane che non viveva, quest’uomo che poi non visse nel mondo, malgrado la letteratura e malgrado la diplomazia, pctè tanto penetrare, in questi e nei successivi suoi libri, l’anima umana, da farsene analizzatore così acuto e spietato? Non basta certo a spiegarlo la sua comunione con Gigi, la sua conoscenza degli amori e degli eventi di Gigi e dei pochissimi altri che egli poi, a Milano ed a Roma, frequentò tanto quanto: evidentemente, in quel grosso cervello che, nascendo egli settimino, nacque in lui più che maturo, stava immagazzinata la sapienza umana di più generazioni paterne e materne, che avevano prò-