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236 vita di alberto pisani

righe, sostò. E l’avvocato gli crederebbe? con quale fronte abbandonar la ragazza, che, forse, anzi! certo, certissimo, l’avea solamente a fratello? dove la \o- lontà? dove l'ànimo forte?... e stracciò il foglio, poi il quinterno. Si alzò disperato. No! egli non dovea allontanarsi da lei.... cioè, non «poteva», perchè.... E trasse un sospiro di avidità, e abbrividì del sospiro. IV. Pensate dùnque che inferno! e chissà quanto avea a durare!... inferno, le cui pene maggiori èrano appunto gli sforzi per dissimularle, tantoché, ogni collòquio trrnquillo con l’avvocato, costava, al gióvane, una o due sedie. E, un dì, l’avvocato fe’ capire a Leopoldo che la sorella di lui non sapeva che dire del suo starle lontano, e si lagnava e piangeva, e.... — A domani! — interruppe Leopoldo alla brusca. E l’indomani, una carrozza a quattro cavalli e a postiglioni, fermossi al collegio. Di cui le finestre si fècer tosto cornici a tanti quadri viventi di ragazzine e ragazze: le une, curiose dell'equipaggio superbo; le altre, del padrone di quello. E Ines passò ili saluto in augurio, di augurio in abbraccio, ed ebbe una scorta di baci tale, che, se di labbra coi b.itfi. avrebbe tornato la vita a chissà quante inamate!... Così, baci perduti. Tuttavìa, Leopoldo si rimaneva in carrozza. — Il tuo signore fratello — notò Giorgina Tibaldi, sinceramente, all’amica — è un «gran bel magnìfico giovine », ma, a cortesìa.... ve’ scu^a.... è americano... un po’ troppo. — Ines tàque. Condotta dall’avvocato e dalla rettrice scese le scale e salì il montatojo. Ella non si era messa alla via: solo, si avea gettato in ispalla una mantiglia a cappuccio. Ma la beltà non chiede altro che luce: oh conoscèsser le belle qual male fanno gli specchi! E Ines, in disabbiglio, appariva sì se*