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vita di alberto pisani |
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— Sente, avvocato? — dimandò Leopoldo — dìcesi che mia sorella «mangia il meno che può». Ojv-
st’è, io credo, una nota di buona condotta in collegio;
e lei ? —
Camoletti si affrettò di sputare i rottami di unghia; e disse:
— Oh certo! buona!... ih.... ih! — con un ridacchiar cavallino.
E Leopoldo leggendo, ma a forte:
« ....Invia delle Ietterone alle amiche, a punti ammirati\i c
puntini.... »
— Dica, avvocato, ma e le aprono dùnque le lèttere ?
— Sa! nei collegi! — prese a dir Camoletti, in
tono che sott’intendeva «è un naturalissimo uso».
— Bella! — sogghignò il giovanotto; e seguendo:
« ....punti ammirativi e puntini.... in cui loro confida dei dispiaceri impossibili ! »
— Auf! — pensò — che piaga! Dovea toccar proprio a me! fosse la gaja Vittoria! — e chiuse il piccolo albo, mortificato.
In quella, uno scarpiccìo e un suono di freschissime voci. Rifluiva il sàngue al collegio. E, nella
sala, parve che gli ori, gli argenti e i cristalli scintillassero il doppio, all’idea di rispecchiare qualche
grazioso visetto; e, dal giardino, levossi un’affollata
di «cipri.... cip-cip» tale, che sembrò ogni foglia
e ogni fiore cangiato in un vispo augellino.
I passi il cinguettìo, il fruscio, già rasentavano
l’uscio della direzione. E una vocetta malLiosamenU'
chioccia, diceva: badabigelle! le pvego ; non facciali
tvoppo vumove!» — Giù, un gruppo di risa! e le fanciulle passarono.
E, dopo un istante, si udì un ràpido passo. Leopoldo assunse un contegno, serio.
— Oh fratei mio! — sciamò una rugai/a, entrando
di corsa.
II giovanotto diede uno scatto all’indietro: l’amata
di lui non era più sconosciuta.
— Abbraccialo, Ines! — fe’ la rettrice apparsa alla
soglia, vedendo la tosa arrestarsi.