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Odio amoroso 231 mati; nero, un pizzo da capra; nera, la cravattona (e non un « sìntomo » di una camicia) ; nero, il vestito impiccato e le brache; sì che parca eli’e’ uscisse da un calamajo in quel punto c gottasse l’inchiostro. 11 corpicciolo di lui, inquieto, le palpignenti palpebre, le mani che non requisivano mai, dicevano chiaro il carattere suo, rabattino e margniffo. Quando parlava, colui che avèssene udita solamente la voce, dovea pensare «oh pappagallo d’ingegno! » Ed era, quat- tro-parole-un-coanplimento-e-un-inchino. Il quale ometto dei ccci, dopo di èssere andato in diléguo sul ritorno felice e sulla bella presenza di Leopoldo, disse della «fortuna» di avere, il dì prima, ricc\uto un biglietto «proprio del signor conte» (e qui un saluto di capo); ma aggiunse della «disgrazia» di non averlo potuto lègger che la sera «capirà, noi gente d’affari....» Nondimeno, com’egli, «a fortuna », abitava nella medésima via del « Pensionnat Anglais Catholique» di donna Ines (e qui un altro saluto) così, vi avea tosto spedito il suo saltafossi e il biglietto, « Sgraziatamente ! » la contessina , uscita a pranzare da una sua amica sposa, non era ancor rientrata.... — Tuttavìa — osservò Camoletti — io avea già avuto l’onore di partecipare a donna Ines il pròssimo arrivo di sua signorìa. Donna Ines lo sospirava da un pezzo. Anch’io — fé’ Leopoldo. — Pensi, avvocato, Ch’essa toccava appena i sci anni, quand io partii con papà. Ben mi ricordo; era una bimba cicciosa; bella, no certo; cattiva come la peste.... — Oh allora! — esclamò Camoletti — la contessina di adesso, chi è? — \ ero — notò il giovanotto — che le belle ragazze nàscono ai quìndici anni.... — Infatti.... •— fé* per dir l’avvocato. — Prego! — interruppe Leopoldo. — La non mi dica niente. — Mi lasci un po’ d’improvviso. E sonò il campanello. — Un «brougham!» — ordinò al servitore. Intanto, il discorso si ridusse agli affari, e parve clic tutti assieme andàssero a maraviglia, inquanto-