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vita di alberto pisani |
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sòlito, Aurora. La quale, sul primo, scorgendo una
persona inusata, sostenne la vispa andatura; poi, raffigurato chi era, ne sobbalzò.
— Il signore Giorgini — disse allora il papà —
vuole imparare l’inglese. Ei chiede se puoi disporre
di qualche ora per giorno, e di quali. Verrebbe qui —
ed appoggiò la voce sul « qui ».
— Per me, sono lìbere tutte — avvertì il giovanotto.
— Potrei dire anch’io lo stesso — fe’, sorridendo
e con quel suo monello aggricciare di labbra, li tosa;
(e dopo una irresoluzione:) — Alle due? le va? —
Enrico, clic la bevea con gli occhi, e a stenti non
con la bocca, fu per rispóndere che tutte le ore passate con lei, dovèano essere belle — al par di lei,
belle — ma si trattenne. Invece, parlò come scolare a maestro; le dimandò se l’inglese fosse una
diffìcile lìngua, cliiesele conto delle più bu ne granitiche, dei libri di prima lettura ; insomma, cercò
di tirare in lungo il collòqui ), ne al cerio lei d’a.'-
corciarlo. Oh! senza il babbo per terzo, chissà fin
quando avrebbe continuato 1 Così, dovette finire. Enrico strinse la mano al « papà », poi all i s, •lendentc
fanciulla. E, da quest’ùltima stretta, il tremore, clic
nàque ai pjlsi dei «due» e si propagò per le vene,
disse lor cose che aveano poco a che fare con 1* « Ol-
lendorff» e il «Millhouse». Molto migliori però.
V.
Progressi in inglese.
Il dì seguente incominciarono le lezioni: non mai
fu uno scolare più assiduo di lui, ne una maestra
più puntuale di lei. Uno sedeva «ad un lato del tàvolo, l’altra all’opposto; tra loro, in sul terzo, im-
poltronàvasi il babbo, gli occhiali volti ad un libro;
gli occhi, un po’ a destra, un po’ a manca.
E, dopo due chiàcchiere e sulla salute ei il tempo,
avea principio « il dettato ». Era curioso il notare co-
m’ella facea fatica a dir bene, egli a scrìvere male.