Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/253

222 vita di alberto pisani

sòlito, Aurora. La quale, sul primo, scorgendo una persona inusata, sostenne la vispa andatura; poi, raffigurato chi era, ne sobbalzò. — Il signore Giorgini — disse allora il papà — vuole imparare l’inglese. Ei chiede se puoi disporre di qualche ora per giorno, e di quali. Verrebbe qui — ed appoggiò la voce sul « qui ». — Per me, sono lìbere tutte — avvertì il giovanotto. — Potrei dire anch’io lo stesso — fe’, sorridendo e con quel suo monello aggricciare di labbra, li tosa; (e dopo una irresoluzione:) — Alle due? le va? — Enrico, clic la bevea con gli occhi, e a stenti non con la bocca, fu per rispóndere che tutte le ore passate con lei, dovèano essere belle — al par di lei, belle — ma si trattenne. Invece, parlò come scolare a maestro; le dimandò se l’inglese fosse una diffìcile lìngua, cliiesele conto delle più bu ne granitiche, dei libri di prima lettura ; insomma, cercò di tirare in lungo il collòqui ), ne al cerio lei d’a.'- corciarlo. Oh! senza il babbo per terzo, chissà fin quando avrebbe continuato 1 Così, dovette finire. Enrico strinse la mano al « papà », poi all i s, •lendentc fanciulla. E, da quest’ùltima stretta, il tremore, clic nàque ai pjlsi dei «due» e si propagò per le vene, disse lor cose che aveano poco a che fare con 1* « Ol- lendorff» e il «Millhouse». Molto migliori però. V. Progressi in inglese. Il dì seguente incominciarono le lezioni: non mai fu uno scolare più assiduo di lui, ne una maestra più puntuale di lei. Uno sedeva «ad un lato del tàvolo, l’altra all’opposto; tra loro, in sul terzo, im- poltronàvasi il babbo, gli occhiali volti ad un libro; gli occhi, un po’ a destra, un po’ a manca. E, dopo due chiàcchiere e sulla salute ei il tempo, avea principio « il dettato ». Era curioso il notare co- m’ella facea fatica a dir bene, egli a scrìvere male.