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vita di alberto pisani |
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Guide levò pure cu. Prese la seconda bugìa, e,
fattosi presso alla bella, le dimandò con la voce lì
lì per tremare « una càmera ».
— Venga — disse in *nezzo tono colti; e precede
Guido. E, uno dietro dell’altro, salirono una scaluc-
cia, stretta; salirono lentamente, come se in cima li
attendesse la scure. Pur tuttavìa, avrébber voluto ki
scala, lunga — n in a gra lini — a miglia.
Senemché, ecco il primo rip^mo.
E si fermano là. Guido bassa la candela di lui, intatta, verso l’accesa di lei; quanto agli sguardi, sono
bassi di già, che ciascuno si crede sotto quelli del-
Tiltro.
Diàvolo di uno stoppino! non vuoi pigliare, eh?
È Amore clic ti filò? ti par di troppo anche una?
Cert’é, che, adesco, i poisi dei due b-e giovanetti non
sono i propri per accendere lumi.
Ma, infine, aah! ci riescono. Le due fiammelle
stanno un istante confuse, poi si distàccano. E an-
ch’essi. Auguranti la « buona notte » fintantoché se
la danno cattiva ; lui, apre un uscio e scompare; lei
ridiscende la scala.
E il bracco? Il bracco, navigato vecchione, che
ride forse tra i denti, si allunga alla porta del suo
arancino signore.
Pare, dei tre, l’ùnico soddisfatto.
LA MAESTRINA D’INGLESE.
I.
Tanto per comincia e.
È una piccola stanza. Serve, con \ ece alterna, e
da sala di pranzo e di vìsite, e, si potrebbe anche
dire, da càmera a letto, che i due sofà mi han punto
l’aria di restar sempre sofà. Tégoli tro}>pi si veggono tuori, per créderci «bassi» di piani; troppa slisa
mobilia dentro, per créderci «alti» di fondi.
Squillo di campanello. Il campanello sussulta nella
stanzetta; che la sia pure anticàmera?