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212 vita di alberto pisani

Nella quale, ora, l’ombra ha inghiottito un. gióvane di sedici anni, seduto in un canto. Chi, verso le sei, la chiacchierava alla porta, avèalo visto a venire e ad entrare, lo schioppo a tracolla, un cane ai tacchi. Era, la giubba sua, frustagno, ma la fòdera, seta. E il giovanetto, di dove avea pranzato non si era più mosso; insieme alle frutta, sopragiungùvan le tenebre. Siano le benvenute! Scntìvasi stanco, forse. Scarpe di montanaro, nelle montagne, non bastano. Allora, la ostina avea deposte inaccese le due stoppiniere dal piattel verde di latta sopra la tàvola, e, mentrei si stendeva, chiudendo gli occhi, su ’na panchetta di legno, zitta, era andata a sedere sulla predella del vasto camino e si appoggiava, come a dormire, contra uno stìpite. Il bracco poi, lappata la sua «foppa di galba», e leccàtosi i baffi, già stàvasi accovacciato a pie’ del padrone, i nottolini giù — di tutti e tre il solo che non facesse per finta.. Infatti, sotto palpebra, il gióvane teneva lo sguardo fiso nella fanciulla. In confidenza, essa l’avea turbato fin da principio, quando, con una di quelle voci soavi, di argento, che ricèrcan le vene, avèagli detto «buon dì», mentre, intorno alla voce, appariva il più bel gràppolo di giovinetta che mai. E, com’egli avea voluto, per dare passata alla emozione che gl’im- bragiava la gota, arrischiarsi a delle disinvoltuie, aju- tando, ad esempio, l’ostina a dispiegar la tovaglia, a porre giù i tondi e i bicchieri, a cavar 1 aqua dal pozzo, questa emozione era invece aumentata; così, egli avea scelto un cibo per l’altro, bevuto àqua per vino.... poi, si scottava, tagliava.... Tenebre, oh benedette! Che, protetto da esse, Guido ora pasceva la vista nella fanciulla, aggruppata al camino, e illuminata, a tratti, dal chiaror di uno stizzo. Con gli occhi, il giovanetto accarezzava, ricarezzava il viso di lei malinconicamente inclinato, dai colori contadineschi ma dal profilo di dama, e la sua bocca da baci, e il mento dal «sigillo di Amore»; poi, si godeva a smarrire nei folti e castagnini capegli; poi, sostato all’orecchio sur il grassello incorallato, veniva giù giù