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xvi preludio

dieciottenne appena, e lo scrittore, novellino benché già tanto fecondo, incominciavano ad essere malcontenti di sè. Epperò anche degli altri. Incominciavano appena, perchè ancora non si conoscevano o non credevano di conoscersi, ed erano ancora di sè poco preoccupati. I Due racconti avevano trovato amica la stampa, rappresentata in tutto dalla Cronaca Grigia (17 marzo 1867) e dalla Platea (27 maggio 1867) ove ne aveva scritto Daniele Rubbi, che doveva poi divenire, e rimanere per molti anni, redattore di quella Perseveranza che invece, per prima, all’apparir del L’Altrieri, scandalizzò.

Quando nel maggio 1881 la Riforma — il giornale, come fu chiamato, dei siculi-ambrosiani — ne pubblicò la seconda e terza edizione, Cesare Correnti, lo stilista impeccabile, al quale lo scrupolo eccessivo della perfezione impedì di produrre quanto avrebbe potuto e dovuto, scriveva all’autore:


            Caro Dossi,

Dunque non mi avete dimenticato del tutto. Vero è che ora vi professate amico solo letterario.

Ma accetto anche questo tozzo d’amicizia. Non vedendovi più da un pezzo credevo che aveste scoperto in me qualcuna delle molte cose che mi dispiacciono, ma di cui non so guarire. Sarà pur troppo così. E non vi dico di essermi amico non solo per le 24 lettere dell’alfabeto, ma anche pel cuore, perchè ormai non mi avanza più che la memoria del cuore — cadavere insepolto.

                                                                                           C. Correnti.

E nel 1881 Cesare Correnti — il quale, pur non essendo mai stato un rivoluzionario letterario, mostrava di tener tanto al rivoluzionario Dossi — aveva già da gran tempo cessato d’essere un rivoluzionario politico.