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vita di alberto pisani |
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E allora Adelina, cui il terror del peccalo
acuiva lo sballilo, slrappàvasi dalle coltri, si
rannicchiava sul tappetino, e, le mani alla Faccia, reclinava la testa contro del letto, piangendo, supplicava Dio, la Madonna, i Santi, tulli
i Beati, a salvarla, e lor giurava i voti i più
teme rari.
Ma r(ingioi nero non rimetteva di bàtterla .
Diàbolus in luinbis est! notti di ambascia si
succedevano a notti ; la vèrgine si struggeva....
un vecchio morello agli ocelli, i rossetti alle
guance.... e, spaventati i parenti, mandavano per
il mèdico vecchio.
Poi, un giorno, Adelina spinse lo sguardo
sur un vaghissimo viso di giovanetto, e un altro scontrò, lungo e appassionato sguardo. Voi
dite, amanti, qual rivoltura, (piai bollimento di
sàngue ella dovette sentire ! Ebbene ! ciò che
per tutte sarebbe stalo il lietissimo fiore chi
giardino il più lieto, per lei fu erba di cimitero.
Sgomentata del suo sgomento, senza un’amica alla (jiiale s’abbandonar nelle braccia, ella
ricorse al confcssionalc; e ne tornò, riandando
che gli occhi èrano la prima porta al peccalo,
che con la chiave di quella, oli se ne a priva 11
ben altre ! che l’Avversario tendeva infiniti calappi, e che, ad ogni costo, non avèasi a cèdere. Imaginate ! si osò consigliarle perfino, digiuno e sinistre pozioni.
Così, la fanciulla, sensibilissima fin dalla cuna
e or doppiamente al progredire di una di quello
infermità di languore, sottili, lente, instancàbili. i germi di cui sarèbbersi in pace dimenticati di aprirsi ; e sottosopra fra scrùpoli tormentosi e una passione devastatrice ; ili mezzo a
vampe di fuoco e a zaffate di gelo, sfiniva,
diventava un filo di refe, traspariva come ambra.