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vita di alberto pisani |
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— interruppe la vecchia con un barlume nel
viso di cupidigia e di speme.
— Il cielo ne guardi ! — fé’ Alberto. — E
a scanso clic se ne possa — aggiunse — tu,
Paolino, butterai via tutta ’sla roba. Ma.... —
Il ma gli correva alle labbra nello scoprire,
fra quelle quintessenze di vila, una lerzctla a
due colpi, càrica.
— Ma — riprese — ecceìtuando colesta. — E
se la mise in saccoccia.
Più non restava da visitare se non la càmera a letto del mago.Vi s’accedeva perla cucina.... scusate ! volevo dire laboratorio ; ed il
pennello di luce, che insieme alla portinaja e
ai nostri due amici vi entrò, ivi loro dipinse
una catasta di mòbili.
Alberto cammina dritto a disbarrare le imposte.
Sotto, ecco un’ortaglia ; al disopra, odi rugu-
gliare i piccioni. E, nell’ortaglia, non un segno di andari, ma un guazzabuglio di piante ;
poi, una cinta ; al di là, praterìa. Di cui, seguendo una scriminatura, la quale giusto si
parte dalla casina del mago, incontrasi un'altra cinta, quella del cimitero : ancora al di là,
pòpolo fitto di spade appuntate nel suolo.
— Alt ! — sciama Alberlo, battendo la mano
sul davanzale della finestra. E pensa : — qui
scriverò. Quella veduta, sprona. —