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vita di alberto pisani |
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strava, al pari di quello, un aspetto deserto ;
le pareli, nude ; i calcinacci, per terra ; non una
sedia ; vi sobbalzava quindi allo sguardo un
assone con due cavalietti a sostegno. Là il bucatino del mago, là il taglio della sua ùltima
veste. E a dire che (pie7 cavalletti e quelTasse
venivano da un palco-scènico ! da un teatruccio
già nella medésima sala !
— Qui — disse la vecchia con una stilla di
fiele — al tempo dei tempi, prima che il suo
signore prozìo comperasse la casa, era la società
dei Burloni ! — e sospirò. Poverina ! Ella, che
ora, tutta naso e bazza, rappresentava per forza
la parte di strega, una volta, fresca e pienotta,
lì avea recitato le vispe di eresiaina e servetta !
Oh dove quella platea a lei sorridente e che
applaudiva? oh dove quel capo-ameno di suggeritore, il quale, ammiccando e facendo le moc-
che, cercava, ma invano, di smarrirle il contegno? e, infine, dove il suo Antonio, il gióvane biondo dal mazzolino di rose, che dalle
quinte miràvala con batticuore ?
Paolino, nel mentre, fedele al suo ullicio, avea
sbarralo una porta :
— Oh che riso e fagioli ! — esclamò. — Venga a vedere. —
Alberlo venne. E vide una stanzettina con
tutta quella bizzarra e sospettosa parvenza, che
una collezione di bielle, pairòli, caldari, fiaschi, pirotte, non della sòlita forma, dà ; e che,
più d’ogni altro, dànno e le storte e i lambicchi, fossero pure stillando del tamarindo, del
vigliacchissimo tamarindo. Ma è sempre la medésima storia ; f ortis imagi natio generai casum;
un lavativo a sistema fjguisier, e anche non-
Éguisicr, può, tra il chiaro ed il bujo, con
la sua sola fisionomìa, togliere il fiato ; ed io
conosco un brav’uomo, che, in mezzo a una sira¬