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178 vita di alberto pisani

tolato, la sconosciuta si tira in grembo la sua sacchetta di cuojo. Ecco ! la diligenza si arresta. Generale risveglio nv\Vòmnibus ; vi si scuòton le membra intorpidite da uno scomodo sonno ; si danno i diti negli occhi; si ritrovali le gambe: qualcuno, lo slorcicollo ; allri, il naso stoppalo. E un uomo, di barba nera, smorto e accigliato, apparso, di là dei vetri, al coupé, àprene lo sportello mormorando parole, che Alberlo non riesce a far sue, alla gióvane. La quale smonta.... Lontano lontano, in una selva di quercie, tetti acuti e torri.... — Olà ! op op ! — fà il vetturino di nuovo, riprovando la voce inumidita ad un fiasco. E il carrozzone ripiglia la pesante sua corsa, mentre l’amico nostro mira con amarezza l’abbandonato canto. Ella, per lui, non è più. Quale sorte attendèvala ? Ma a terra è un brano di lèttera che gli potrebbe rispóndere. Alberto il raccoglie, e.... Scusa, lettore mio ! Egli lo straccia a minutissimi pezzi.

E fu sulle cinque del pomeriggio che Alberto giunse a Silvano. Era Silvano un gruppo di case, che si serràvano l’una contro dell’altra come conigli barbellanti pel freddo ; un campanile puntuto, nel mezzo ; innanzi, un lago ; alle spalle, un’erta montagna. E giustamente ei si fermò all’osteria «// cannone » cannone di latte-nero, intendete, chò la Pace ivi fa- cea da ostessa ; poi, cosi netta da non parere italiana. Sulla porta di cui, Paolino, tra i servitori il