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CAPITOLO OTTAVO.


Alberto per i cinque minuti, s’era condotto a vedere, eoii gli ocelli solo del corpo, amore; non gli accordando di spirilo se non quel tanto per cui la carne potesse avere coscienza di sè. Accòrtosene, intorbidossi. E tornò, per puntiglio, in mezzo a’ suoi cavalloni di legno.

Voleva egli perfetto amore da Claudia? Le anime loro dovòano piacersi anzitutto. Un mezzo? Scrìvere un libro; giùgnersi a lei in ispirilo. In modo tale, Alberto, credèasi riconciliale le sue opinioni, e non si addava che la rerum essentia era una. Qui, al pari di là. essendo patrimonio comune agli sposi anche le res divinæ, avòasi e còito ed adulterio.

Bene, si scriva. Ma ecco sopravenire una folla di dubbi; i (piali dubbi, in pieno, nàscono, non dal cervello, ma da un cert’osso in noi altri italiani pronunciatissimo. Oh (pianto volle non si fà qualche cosa non reputandosene atti! dammi quel ferro — «pesa» — e non s’è ancora toccalo; come, per la medésima inerzia, noi lavoriamo. Difficile è l’inviarsi e il restare.

E la pigrizia sotto forma di dubbi, d’indecisioni, di scoramenti, si die’ a batostare col nostro amico.

Correva il mercoledì. Alberto cominciò a transìgere seco, mettendo la prima zappata al pròs-