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preludio xiii

Gigi, ma nata anch’essa dalla sua comunione con Alberto, era infatti il campo aperto dai due adolescenti ai loro coetanei di tutta Italia, sotto la guida e il consiglio di una Commissione esaminatrice dei lavori da pubblicarsi, di cui fecero subito parte (dicembre 1867) — tanto la suggestiva e generosa pensata commuoveva i maggiori! — Cletto Arrighi, Graziadio Ascoli, Bernardino Biondelli, Luigi Cremona, Paolo Ferrari1, Leopoldo Marenco, Vincenzo Masserotti, Alberto Mazzucato, Giuseppe Pellegrino, Giuseppe Rovani, Giovanni Schiaparelli.

Ad essi si univano nel marzo 1868 Luigi Sailer, l’educatore squisito, che Milano a torto ha dimenticato; nell’aprile 1869 Vittorio Bersezio, Francesco Dall’Ongaro, F. D. Guerrazzi, Achille Mauri, Giovanni Prati, Niccolò Tommaseo, Atto Vannucci; e nel 1870 Aleardo Aleardi, Cristina Belgiojoso, Luigi Bombicci, Giosuè Carducci, Luigi Cibrario, Augusto Conti, Cesare Correnti, Paolo Emiliani Giudici, Arnaldo Fusinato, David Levi, Terenzio Mamiani, P. S. Mancini, Paolo Mantegazza, Giuseppe Regaldi, Gabriele Rosa, Luigi Settembrini, e per ultimo — in onor della vigna — Graziano Tubi.

Il fiore d’Italia, come si vede. E non davano il nome soltanto. I loro giudizi, pubblicati nella Palestra, ancor più del valore dei lavori novizi che essi esaminavano, possono dare oggi ancora un’idea delle tendenze d’allora, rappresentate da quelli che erano in realtà tutto quanto il nostro paese dava allora di meglio. Nè tendenze letterarie soltanto: la vita della Palestra fu, come doveva essere, una

  1. Altra delle quattro effe d’allora. Filippi, si schierava invece contro la Palestra nella Perseveranza, fiancheggiata dal Bonghi, al quale Gigi rispondeva; ma l’attacco non attecchiva.