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vita di alberto pisani |
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mai; sul rispondere, rado; e, puta il caso., con dei
« sì » o dei « no ». L’inaspettato favore die’ quindi un
sorriso al pòvero babbio, che:
— Altro! — disse, e cominciò a narrarle (avverti
ancora, lettore, che, per amor tuo, insalo tanto <>
quanto il suo parlare fàtuo) com’egli, due o tre estati
prima, avesse conosciuto a Nizza, mentre vi ra-
nocchiava, in quel gióvane bruno, un tale Guido
Sàlis, conte, ricco allora da parte di madre di un
diecimila e passa lire di rèndita. Ma, Guido, avea
per babbo uno strappacasa, giocatore finito e di Borsa
e di bisca. Il quale, un bel giorno, fatto cinquanta
e dieci, trenta, andò con un po’ di stricnina a stoppar la sua buca. Una fortuna, vero? Senonchè Guido
volle prefìgerle, un*«esse», e accettò la successione
paterna. Ed èccolo intorniato da un nùvolo di scortichini, con fasci di carte sgorbiate, bollate. Egli, giù
allegramente a pagare ! paga di quà, j>aga di là,
non si trovò alla fine avanzati che i piedi fuor delle
scarpe.
— E, jeri l’altro — aggiunse il cugino — lo rincontrai qui da noi. Quantunque molto male in arnese, ed io moltissimo bene, attraversi la contrada
«apposta». Già; si sa, io sono un signore alla mano,
io. E lo invitai a pranzo: parèami dire 'il suo viso
« ho fame » giusto, come le sue scarpe — (e qui il
cugino basso un’occhiata di compiacenza alle proprie,
nuove € a vernice). — Che vuoi? rifiutò. E con un
far di superbia! Aqua! —
Ma, no; io sostengo il contrario. Guido, superbo?
Oh l’aveste veduto, pochi dì appresso al racconto di
Pietro, far capolino, con ii cappello fra mani e in
aria di soggezione, nella ragionerìa Bareggi! Claudia, che a caso ivi era, il può dire.
Sàlis veniva aH’amministratore, e, nel pagargli una
parte arretrata di fitto, si congedava dalla cameretta sua e da lui.
La bella ragazza lo fiso tristamente.
L’amministratore borbottò una frase convenzionale
di dispiacere.
Il gióvane allora, sempre con lo sguardo vèr terra,
salutò e si volse.