158 |
vita di alberto pisani |
|
E li principiò a narrare a Enrico e ad Alberto ([nello che a voi, mie letlrici, secondo l’in-
lesa, ripeto ora istacciato ; come cioè, Claudia,
intorno ai diciotlo innamorasse di un tal Sa-
vojardo, nient’allri che il iava-[)iatli e pela-cap-
poni e menarrosli di casa. Sorprèsili il hahho,
apriti cielo ! un aliare di stato ! Si cacciò via
sur i due piedi il sonalor di ghironda, ma la
sua bella córsegli appresso, e insieme a lei....
le posate d'argento. E il babbo, dietro anche lui.
Ma il hablxl, per troppa furia di giùngerli, riballò e mori ; per troppa furia di uscire dal
mondo, dimenticò il testamento. I due rondinini
gli dedicarono allora un monumento, costoso....
Ma e perchè volàron poi sùbito a Nizza ? e vi
piantarono il nido ? Egli è che l’aria di qui
avea troppa buona memoria. Qui tuttavia, di
tempo in tempo, spiegali le ali ; egli, per dare
una corsa agli interessi di lei, ella per rinfrescar la memoria di una certa prozia, imiiime-
rèvole a soldi e ad anni.
Cosi dicea il racconto del marchese Andalò.
Ma Alberto, tenendo fisi gli occhi in quelli
di Claudia, bevea dal loro lìmpido smallo il
contravveleno.
A un tratto, ella si leva, e, s’avvolgendo in
un scialle bianco, scompar nel fondo del palco.
Alberto ha un sùbito molo.
— Scappi ? — chiese Eiorelli nel trattenerlo.
L’amico nostro arrossi, impallidì, e stette.
— I il giramento di capo.... — balbettò egli.
— Forse i lumi.... — osservò Enrico.
Era invece un colpo di sole !
E uscirono insieme.
Tuttavia, in istrada, Alberlo rinvenne. Non
volle nè punch, nè àque calde, ma volle andarsene a casa. Fiorelli l'accompagnò. E il fresco risvegliava in Fiorelli la brillantina del