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vita di alberto pisani |
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gono prudentemente le orìgini antiche di molte
e molte nobilissime case Vitro che drogherìa !... E quelle due appresso ai Del-Bò ? sembrano bàmbole, n’è ?
— Bravo ■ sono quello che sembrano. Boba
da gioco, e da buttare poi via. Un magazzino
alfingrosso e al minuto. Xe vuoi ?
— No, grazie. Di* ancora. Chi è quella.... quella.... — (e qui Alberlo, che voleva accennare
alla dama in vellulo, tra la vaghezza di udirne
e la paura di udirne a dir male, titubò) —
quella signora.... bellina.... in quel palco a diritta, presso la porta di mezzo. —
Fiorelli mirò il cannocchiale vèr lei. Alberlo
azzitti, e attese con batticuore.
— Diàvolo ! — Enrico esclamò, maravigliando di sè. — Non conosco....
— E conosci mezza città? — chiese Alberto
1111 po’ in broncio.
— Ma non l'altra — oppose Eiorelli e, tornando a guardare : — magnìfica donna, per
mìo ! Vado a informarmi di lei.
— Dove ?
— Là ; nella corsìa che mena alle stalle ; da
colui che discorre coi cavallerizzi ; non quello
in sopràbito grigio ; l’altro, il nero di barba,
pàllido....
— Anzi, verde — osservò Alberto. — Chi è ?
— Un mio amico; il marchese Lolleringo Andato ; suppergiù, un buon ragazzo. Già li dissi,
credo. —
Difatti, sì. Uberto si risovvenne che gliel avèa-
110 pinlo per uno, che nelle più furiose dissolutezze si era infrollilo ànima e corpo. 'Ora. usato
di troppo alle sensuali emozioni e troppo alle
morali non-uso per riuscirne a godere, vivea
tanto da méttere un giorno sull’allro ; giorni
tediosi, di una pesantezza di piombo.