Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
CAPITOLO SESTO. Tuttavìa, eli questi riconoscenti sguardi, Alberto — il quale avea raggili n lo, a tiri Ila, c pres- so della corsìa, il suo posto — non èrasi accorto, o meglio, non sapeva di èssersi, che, non è impossibile che la sensitiva parte di lui se ne fosse, all insaputa delle allre. Oh quante volte ci sovveniamo del viso, lungamente obliato, di tale, che viene in quella vèr noi, prima che la nostra pupilla il rifletta ! oli quante, ci ritorna 1111 motivo, canticchialo chissà dove lontano, prima che il nostro udito ne raccolga una nota ! Bisogna crédere dùnque ci sia qualch’altro senso oltre i sòliti cinque.... sarebbe il pre-sentimen- 10 ? E, nel caso di Alberto, una prova era il ricordo della infelice bambina. Dal quale un gran battimani lo trasse. L’uo- 1110 -eao ut elione avea trinciato, doppio, uno di que’ lai salti, i quali, per alleccornir la vivanda, lian nome mortali; in segno di grazie, pigliava ora la corsa per trinciarne de’ nuovi. Senonchè, Alberto girò il cannocchiale ai palchi di prima fila, li diede sùbito in uno con giovanotti nelle più indecenti pose.... Indecenti? epperchè non si valgono lutto ? — e passò poi ad uu altro, al davanzale di cui stavano tre nonolini, con le bracci ne fuori e le teste sur 11 velluto del parapetto, moscatelli ed allegri, mentre la mamma allo specchio dei loro vi- succi godeva dello spettàcolo ; dopo, ad un terzo, «j