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vita di alberto pisani |
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clic gli diceva «ho fame» ; eppoi ? poi rifece la
strada in sua traccia e pianse non rinvenendolo più. Così, di Giannetto Campana, il conte
Ory, quel che a suo dire, eclissava il gran l'ureo : bene, v’accerto clic le di lui prodezze amorose restavano sempre al di fuori delle vetrine
delle modiste, e de* balconi delle cantanti, come
vi accerto che ([nella tal grallìalura alla mano
ch’egli mostrava, segno di amore geloso di una
tra le cento sue belle, era di gallo, gallo con
(piatirò gambe. E aggiungo, che, navigalo co-
in’ei si vantava, un dì, saputo che nella stanza
di mamma era una certa cugina, da anni e anni
11011 vista, la (piale passava per una stella-
Diana, ci non osò uscir dalla sua.
Ma Alberto, caràttere rococò, s’è insospettito
de’ suoi novi compagni, e da lor si dilunga.
Egli credeva nel raccontino le jìcre sane e
la guasta un buon avviso per chi ripone la
frulla, ma non pensava che ad ogni qualùnque
credenza devesi unire un màrgine largo per
correzioni ed aggiunte.
o n
Eorse, avcss’egli incontrato un amico, chissà
che altro sarebbe avvenuto di lui ! certo, il
non incontrarne, fu una disgrazia, che la imaginazione di Alberto, a non soffocare, avea d’uopo uno sfogo, e inquantochc. menlr’ci viaggiava col capo di là delle nubi, era bisogno che.
qui, un amico lenèssegli d’occhio i piedi.
Secondo lui i condiscépoli suoi, bevevano
falso-CìmmjHUjne in mancanza di schietto: a ciò,
ùnico scudo o rimedio, era un amore, fosse anche ideale. E Alberto, per la seconda volta in
sua vita, cercò ; questa, non di manie ra.
Ma di vivente, nulla. X011 gli parca di abbàttersi se non in testiere da parruccajo o cuF-
fiara ; talora, lusingàlosi còllo da qualche giovane aspetto^ com’esso gli dileguava, il cuore