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1306 vita di alberto pisani

clic gli diceva «ho fame» ; eppoi ? poi rifece la strada in sua traccia e pianse non rinvenendolo più. Così, di Giannetto Campana, il conte Ory, quel che a suo dire, eclissava il gran l'ureo : bene, v’accerto clic le di lui prodezze amorose restavano sempre al di fuori delle vetrine delle modiste, e de* balconi delle cantanti, come vi accerto che ([nella tal grallìalura alla mano ch’egli mostrava, segno di amore geloso di una tra le cento sue belle, era di gallo, gallo con (piatirò gambe. E aggiungo, che, navigalo co- in’ei si vantava, un dì, saputo che nella stanza di mamma era una certa cugina, da anni e anni 11011 vista, la (piale passava per una stella- Diana, ci non osò uscir dalla sua. Ma Alberto, caràttere rococò, s’è insospettito de’ suoi novi compagni, e da lor si dilunga. Egli credeva nel raccontino le jìcre sane e la guasta un buon avviso per chi ripone la frulla, ma non pensava che ad ogni qualùnque credenza devesi unire un màrgine largo per correzioni ed aggiunte. o n Eorse, avcss’egli incontrato un amico, chissà che altro sarebbe avvenuto di lui ! certo, il non incontrarne, fu una disgrazia, che la imaginazione di Alberto, a non soffocare, avea d’uopo uno sfogo, e inquantochc. menlr’ci viaggiava col capo di là delle nubi, era bisogno che. qui, un amico lenèssegli d’occhio i piedi. Secondo lui i condiscépoli suoi, bevevano falso-CìmmjHUjne in mancanza di schietto: a ciò, ùnico scudo o rimedio, era un amore, fosse anche ideale. E Alberto, per la seconda volta in sua vita, cercò ; questa, non di manie ra. Ma di vivente, nulla. X011 gli parca di abbàttersi se non in testiere da parruccajo o cuF- fiara ; talora, lusingàlosi còllo da qualche giovane aspetto^ com’esso gli dileguava, il cuore