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vita di alberto pisani |
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zone* di Alberto, uno strato di terra, alto a dir
poco due metri, avea coperto la sopradetta sua
pómice ; e il sole, generosissimo babbo, lungi
daU’adontàrsene, era li ancor pronto a covargli e le carote e i fagioli.
Camilla di-Negro fu la nuova sua stella ; una
tosa che usciva allor di collegio, figlia a una
vedova dama, amica di donna (ìiacinla. Camilla, la (piale compiva i diciolto, era un bel
pezzo di Marcantonio, bionda, a pieni colori,
soda e tresca come la dea Salute. Per vero,
non sembrava la bella convenVenle a una musa
sempre coi lucciconi come quella di Uberto ; il
viso di lei era un libro, non solo sbarralo, ma
un libro in cui si scorgevano i conti della cucina ; tuttavìa, Camilla ascoltava con mollo piacere le poesìe di Alberto il che gli è giulebbe
a un poeta e dimandàvagli continuamente libri in impresto.
Bene, una sera, il nostro carissimo amico,
da solo a solo con nonna, leggeva come di consueto alla vecchia un non so (piale romanzo.
A un tratto si ferma.
— Cos’hai? — là donna Giacinta. E infatti
quella fermala era fuori di tempo ; nè lei avea
da calcolare i punii della calzetta ; nè lui. starnutare.
Alberto si peritò a rispóndere.
— Nonna — poi disse con una voce sottàqua
— amo....
— Hai fame? — chiese donna (ìiacinla, spesso, come la più parte dei vecchi, maliziosamente sorda.
— Amo ! — ripetè, a forte, il ragazzo.
— Ancora? — sciamò ghignando la nonna.
— E chi ?
— Camilla ! — arditamente egli fece — Camilla, che sposerò. —