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preludio vii

con un’ammirazione più cosciente di quella che mi dettava il primo mio libro, ma non meno viva, e con assai più speranza di essere seguito1. Poichè la rinnovata lettura del Dossi vinse la mia intensa esitazione. Ma, come continuò poi a scrivere da solo così, anche da solo Carlo Dossi avrebbe certo incominciato e proseguito, poichè era nato scrittore.

Nato anzitempo il 27 marzo 1849 fra gli orrori della fatai Novara, da una madre che li fuggiva, ma aveva pur sempre in Carlo Alberto una patriottica fede, nato dairunione di due sangui, nei quali brillavano insieme genialità e sentimento, i Quinterio e i Pisani Dossi, lombardi e piemontesi, Carlo Dossi incominciò infatti a scrivere quando incominciò a pensare: la prima collaborazione d’Alberto e Gigi fu del 1865: una commediola, Lodovico Ariosto, da recitarsi a Sannazzaro de’ Burgondi dai bimbi dell' Asilo di donna Claudia Antona-Traversi, commedia i cui figurini furono disegnati e dipinti da Tranquillo Cremona; ma già era suo, del 1862, un poema in ottava rima (due canti e frammenti) La caduta di Milano; già dei 1861 un Don Chisciotte della Mancia, e di quel torno epigrammi e versi In occasion d’on invit a festa de ball; poi del 1864 una tragedia in due atti, La cacciata dei Re, rappresentata l'anno dopo dalle marionette d’Albertino, alle quali davan voce, oltre a lui, il fratellino Guido, il biondo e bello e di gentile aspetto, fondatore del Guerino, che ebbe sorte sì diversa da quella ch’ei meritava, e uno Zelbi, che fu il primo amico di Gigi, e Gigi stesso, che allora appunto compariva sulla scena vera d’Alberto.

  1. Carlo Dossi e i suoi libri, considerazioni bibliografìco-sociali di L. Luigi Primo. Milano 1873.