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vita di alberto pisani |
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tesoro e speranza. Ora, o madama, qualcuno (
lì lì per strapparmela !
— Me ne dispiace — osservò la nonna di
Alberto.
— Due — seguì il capitano con un gelato
sorriso — non pili di due, sono i cerotti a
sìmili piaghe. Lei capirà, credo, a che alludo.
I IJalotla, nòli, sono pòvera genie, ma certa
stolta di genie, che non s’abbassa, corpo dell’uva ! a nessuno, fosse il gran Ivan della China !
— A meraviglia ! — interruppe donna Giacinta — ma, se non disgrada al signore, dica ;
come ci posso io entrare in questi suoi interessi ?
— Come? — gridò il capilano strabuzzando gli occhi. — Come ? —
La vecchia sogguardò il campanello.
— Tenga — egli disse disaceocciando un vi-
glietto — legga ! —
Donna (ìiacinla lo prese, e frugò per gli occhiali.... Inutilmente !
— Se lei, signore, volesse.... mormorò ella nel
riollerirgli il viglietto.
Il capitano lo ripigliò.
— Cotesta lettera — disse — fu intercettala
e recata a me jeri sera. Senza la fedeltà, non
comune, di una fantesca, forse a quest’ora, i
bia.... i capelli di un pòvero padre èrano contaminali per sempre ! —
Vliiniò ! privo del bianco, il pensiero non valeva più nulla).
— Oda ! —
E il capitano aperse il viglietto:
Aiìfjioìo (lei Paradiso !...
— Dice la soprascrilia : alla signorina I)a-
lolla — mia figlia, (.he la sia un angiolo, ammetto, ma devo dirlo io, non altri.